AMARCORD - INGESSON, UNA DOPPIETTA PER LA RINCORSA ALLA SERIE A
- Mauro Solazzo
- 4 mag 2020
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 5 mag 2020
Stagione 1996/97: ad undici giornate dalla fine del campionato di Serie B, il Bari è attardato nella corsa promozione. Tutto però cambierà, nel breve volgere di un derby.

5/4/1997 - E' il 29' della ripresa di Bari-Lecce: su assist di Doll, Klas Ingesson infila Lorieri con un tocco morbido. E' il gol-vittoria.
Stagione 1996/97. Il Bari è reduce dalla deludente retrocessione dalla Serie A in Serie B dell'anno precedente, resa ancora più amara dall'aver annoverato, nelle proprie fila, il capocannoniere del torneo (Igor Protti chiuderà a 24 gol, ex-aequo con il laziale Beppe Signori). C'è aria di rinnovamento, ma anche un forte desiderio di rivalsa, che anima in primis il tecnico Eugenio Fascetti, confermato nonostante il fallito obbiettivo salvezza. "Sono rimasto per riportare il Bari in Serie A", tuonava il vulcanico allenatore viareggino sin dalle prime battute della stagione. E il diesse Carlo Regalia metterà nelle sue mani una rosa giovane, ma competitiva. Via i gioielli Protti ed Andersson, venduti a suon di miliardi (diciassette) rispettivamente a Lazio e Bologna; via, tra gli altri, anche i senatori Ricci, Pedone e Gautieri. Dentro, un manipolo di giovani promesse: Volpi, De Ascentis, Flachi, Zanchi e Di Vaio, ma anche il gioiellino della Primavera Nicola Ventola. Ad irrobustire la rosa, gli esperti Giorgetti, Olivares, Garzya e Thomas Doll, passato alla storia per essere stato il primo calciatore della DDR a vestire la maglia della nuova Germania unita.
"La difesa sembra irrobustita con l'arrivo di Garzya mentre Volpi potrebbe essere l'incontrista che la squadra aveva perduto dopo la cessione di Bigica". (cronache locali, da "Bari 90 Anni" di Gianni Antonucci)
Avvio stentato e aggressione
La stagione del Bari, tuttavia, non decolla. I biancorossi collezionano troppi pareggi e l'attacco appare troppo inesperto per garantire il giusto apporto di gol. La squadra però, tra alti e bassi, riesce a rimanere in scia alle battistrada, anche se la cosa non sembra tener tranquilla la tumultuosa piazza barese. Complice il buon cammino in campionato dei cugini-rivali del Lecce (guidati da Giampiero Ventura), con l'approssimarsi della trasferta salentina, i tumulti sfociano nell'assurda aggressione al terzino Paolo Annoni, la sera del 24 ottobre 1996. Il Bari si compatta e reagisce, rifilando un sonoro 5-0 all'Empoli e impattando (non senza qualche rimpianto) la gara del Via del Mare per 1-1, grazie al gol di Nicola Ventola. Ma dopo altre due settimane, il talento di Grumo Appula si rompe un menisco, lasciando per un po' di tempo orfana una squadra già avara di gol.
Dal terzo posto alla crisi
Nonostante il clima non idilliaco e l'altalenanza di risultati, il Bari giunge alla sosta natalizia ben saldo al terzo posto in classifica; questo però non era sufficiente a placare il malumore della piazza. Nell'occhio del ciclone soprattutto Eugenio Fascetti, al quale non si perdonavano i precedenti sulla panchina del Lecce. Alla ripresa, il Bari ciccherà la gara interna col Palermo penultimo (rigore sbagliato da Doll nel recupero) e soprattutto il derby casalingo contro il Foggia, perso per via di un doppio sciagurato autogol del libero Zanchi. Il clima di contestazione sfocerà nella clamorosa diserzione operata dai tifosi, in occasione di un Bari-Cosenza giocato in notturna, l'8 febbraio 1997. La classifica diventava deficitaria per i troppi pareggi; furono però le tre sconfitte consecutive, patite dal Bari nel mese di marzo, a far scivolare i galletti al decimo posto e ben tredici lunghezze di distanza dalla zona promozione e ad aprire ufficialmente la crisi. La situazione appariva compromessa e la promozione una chimera difficile da conquistare.
“Per il Bari, alla terza sconfitta consecutiva, è crisi di risultati e di gioco: e sabato c'è il derby col Lecce. Si prepara per gli uomini di Fascetti un'altra settimana difficile. La piazza è in fermento e i venti di contestazione soffieranno ancora più forti”. (Tuttosport)
La serata della svolta
E' il 5 aprile 1997 (giorno di San Vincenzo) e sarà ricordata per sempre come la serata della svolta. Il Lecce (nelle cui fila gioca il barese Checco Palmieri) si presenta al San Nicola forte del secondo posto in classifica; di contro, il Bari è chiamato alla riscossa nella notte, forse, più difficile per aspetti ambientali. La partita appare subito bloccata, troppo alta è la posta in gioco. L'episodio che la sblocca arriva al 25': il terzino del Lecce Macellari stende Giorgetti in area di rigore e per l'arbitro, il signor Messina della sezione di Bergamo, è calcio di rigore. Sul dischetto si presenta "il guerriero" Klas Ingesson, che era arrivato nel mercato invernale dell'anno precedente ed aveva accettato di seguire il Bari in Serie B. Non era stata una grande stagione per lui, fino a quel momento, al punto che quella sera del 5 aprile Fascetti aveva anche pensato di preferirgli il giovane Bellavista, già capitano del Bari Primavera reduce dal successo nel Troneo di Viareggio. Per fortuna, il tecnico riconsidererà quell'idea prima della gara. Il freddo svedese dagli occhi di ghiaccio mette la palla nell'angolino destro, con Lorieri proteso verso il palo opposto: è il gol dell'1-0.
Il Lecce reagisce, ma la partita resta nervosa e povera di episodi degni di nota. Fino al 12' della ripresa, quando il giallorosso Cucciari sventaglia un cross da destra a sinistra e trova Servidei, libero di colpire di testa e battere il portiere Fontana. Siamo sull'1-1 e manca una mezz'ora abbondante al termine della gara. Il Lecce sembra addirittura poter ribaltare il risultato, il Bari dal canto suo sembra aver subìto il colpo. Ma la partita, sempre bruttina e vuota di emozioni, cambia radicalmente e definitivamente a poco più di un quarto d'ora dalla fine. Doll indovina il corridoio sull'inserimento da dietro di Klas Ingesson, il quale, memore dei trascorsi da centravanti, beffa il portiere Lorieri con un tocco morbido sotto il pallone. Il Bari ora sente dagli spalti, finalmente, il sostegno dei suoi tifosi: quel sostegno che era mancato per tutta la stagione. I ragazzi di Fascetti raddoppiano gli sforzi, soprattutto quando restano in dieci per l'espulsione di Guerrero, a sei minuti dalla fine. Ma il San Nicola è oramai una bolgia e i giovani galletti consci del loro potenziale. Dopo cinque minuti di recupero, Messina fischia la fine e parte la festa in campo e sugli spalti, con i calciatori biancorossi stretti in un lungo significativo abbraccio.
Il Bari non si fermerà più
A volte basta una sola partita, a determinare le sorti di una stagione. E' proprio il caso di Bari-Lecce di quel 5 aprile 1997. Cosa sia scattato, da quella sera in poi, nella testa dei calciatori, resta un mistero custodito nelle pieghe dello spogliatoio.
"Questa è la più bella vittoria, per una truppa mandata al fronte da sola, col suo comandante in testa a guidare le battaglie...Da uomini veri hanno vinto la guerra, hanno lasciato il fronte e, quando pensavano di trovare le proprie case deserte, hanno avuto la sorpresa che le case erano piene...La truppa biancorossa ha aperto le braccia. Perché gli uomini veri non portano rancore...adesso a chi ha contestato, a chi ha fischiato, a chi ha abbandonato non resta da dire: Scusa e grazie, Bari". (Corriere dello Sport - Stadio, all'indomani della promozione in Serie A)
Fatto sta che quel Bari non si fermerà più. Alla fine, saranno undici i risultati utili consecutivi (otto vittorie e tre pareggi), fino all'apoteosi di Bari-Castel di Sangro, disputatosi in un afoso pomeriggio di giugno, al cospetto di un San Nicola straripante di gente. Com'era lontano, ormai, il ricordo di quella triste sera di febbraio, quando i biancorossi avevano giocato nel freddo di uno stadio desolatamente deserto. Da quella sera, erano passati ben quattro mesi: ma erano stati sufficienti novanta minuti, quelli di quel brutto, noioso ma memorabile Bari-Lecce, a riscrivere la storia.
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