AMARCORD - UN GOL DI PERRONE REGALA AL BARI LA MITROPA CUP
- Mauro Solazzo
- 16 mag 2020
- Tempo di lettura: 7 min
21 maggio 1990: il Bari conquista il suo primo (e unico) trofeo internazionale. Paradossalmente, di lei non c'è più traccia. L'ennesima macchia della malagestione societaria degli ultimi dieci anni...

21/05/1990, Bari-Genoa 2-0 - Carlo Perrone, capitano ed autore del gol-vittoria, solleva la Mitropa Cup appena conquistata. Alla sua sinistra, il presidente Vincenzo Matarrese e il diesse Enrico Alberti.
La storia della Bari, per i suoi tifosi, da sempre è avara di soddisfazioni. A parte le vittorie in campionati "minori", sia pur professionistici, e alcuni exploit memorabili, non si può dire di certo che i supporters baresi possano ostentare granché. Eppure, la Bari un successo in campo internazionale, è anche riuscito a coglierlo. Tuttavia, trent'anni dopo, il ricordo di quella piccola impresa è andato via via sbiadendo, fino quasi a scomparire, proprio come è successo fisicamente alla coppa conquistata. Parliamo della MITROPA CUP 1990, che il Bari vinse in una calda serata di maggio, sconfiggendo in finale il Genoa del professor Franco Scoglio.
Breve storia della Mitropa Cup
La Mitropa Cup, o Coppa dell'Europa Centrale (Mitropa era la contrazione del tedesco "Mittel Europa"), è la più antica manifestazione calcistica europea per club, con la prima edizione giocata nel 1927 e l'ultima nel 1939, e in quei tempi racchiudeva il calcio d'élite dell'epoca, ovvero le squadre danubiane e quelle dell'Italia campione del Mondo ed olimpica (gli inglesi non ritenevano parteciparvi, a causa della loro presupponente superiorità). Riesumata nel 1955, la coppa ebbe l'adesione dei club di Jugoslavia, Italia, Cecoslovacchia, Austria e Ungheria. Dal 1976 in poi, fu definitivamente relegata a competizione minore nel panorama UEFA (di lì ad appena due anni, sarà addirittura soppressa). Ad essa, partecipavano, oramai, solo le squadre non ammesse alla Coppa UEFA o le vincitrici dei campionati di seconda divisione nazionale; alcune nazioni, via via, si defilarono dalla partecipazione.
L'edizione 1990
Il Bari ebbe accesso al trofeo, in qualità di vincitrice del campionato di Serie B 1988/89 e venne anche designata quale società organizzatrice. Poiché s'era registrato, nel torneo cadetto precedente, un ex aequo con il Genoa, l'invito alla partecipazione fu rivolto ad entrambe. L'organizzazione, per compensare, decise di invitare due squadre jugoslave, il Radnicki Nis e l'Osijek, rispettivamente giunte settima ed ottava nel campionato jugoslavo di prima divisione. A queste, si aggiunsero gli ungheresi del Pécsi MFC e i cechi dello Slavia Praga. Le squadre furono suddivise in due gironi da tre e gli organizzatori ebbero cura nel suddividere, nei gironi, le due squadre italiane e le due jugoslave. I gironi, dunque, risultarono così composti:
GIRONE A - Genoa, Slavia Praga, Osijek;
GIRONE B - Bari, Radnicki Nis, Pécsi MFC.

21/05/1990, Bari-Genoa 2-0 - Foto di rito con la coppa. Si riconoscono, da sx a dx, Urbano, Lupo, Perrone, il presidente Matarrese, Ceramicola, Mannini e, seduti per terra, Gerson e Carbone.
Cammino agevole
I biancorossi affronteranno il torneo con una formazione pressoché sperimentale, complici le scorie accumulate nel corso del logorante campionato di Serie A (concluso con una salvezza abbastanza tranquilla). Il tecnico molfettese Gaetano Salvemini, aveva scelto di rinunciare alle prestazioni di diversi titolarissimi: non faranno parte, di questa avventura europea, i difensori Loseto, Carrera e Nestor Lorenzo, quest'ultimo convocato dall'Argentina per i mondiali di Italia '90. Anche Maiellaro, Terracenere e Brambati, saranno utilizzati col contagocce e la società di via Torrebella dovrà ricorrere, dunque, ad un prestito (il regolamento ne consentiva tre). In via amichevole, il diesse del Bari Enrico Alberti e quello del Lecce Mimmo Cataldo si accorderanno per il prestito del libero Ubaldo Righetti, di scuola romanista (il Bari in realtà aveva chiesto Raimondo Marino, che però era infortunato).
Nonostante i ranghi riassemblati un po' alla meglio, il cammino del Bari nel suo girone sarà agevole. La classe di Perrone, Maiellaro e Joao Paulo e il fiuto del gol del tandem Monelli e Scarafoni, saranno leve sufficienti a scalfire la resistenza delle avversarie di turno. Nella prima gara (il 17 maggio 1990, al Della Vittoria), il Bari regolerà il Pécs con un netto 3-0: segna Paolo Monelli al 27', poi nella ripresa ci penseranno Maiellaro al 59' e Joao Paulo al 69' a rendere più rotondo il risultato. Il giorno dopo, ad Altamura, il Radnicki Nis sconfigge il Pécs solo per 1-0, consentendo al Bari il vantaggio di poter accedere alla finale con il conseguimento del pareggio nello scontro diretto. il 19 maggio 1990, però il Bari (rivoluzionato, con molte seconde linee in campo) saprà far meglio, infliggendo anche alla squadra jugoslava un sonoro 3-0, maturato tutto nel giro di otto minuti a metà della ripresa. Al gol di apertura di Fabio Lupo (63'), farà seguito la doppietta di Lorenzo Scarafoni (67' e 71'). Il Bari, in finale, avrebbe incontrato il Genoa, vincitore del Girone A (dopo lo 0-0 con lo Slavia Praga, la squadra di Scoglio aveva sotterrato l'Osijek con un roboante 6-0).
Negato il "San Nicola"
E così, proprio come dodici mesi prima, Bari e Genoa si ritrovavano a sfidarsi per avere la supremazia l'una sull'altra. Un equilibrio che finalmente andava spezzato, dopo che sia la doppia sfida del torneo cadetto 88/89 che quella della Serie A 89/90 era terminata con quattro 0-0. I biancorossi, poi, non battevano allo Stadio della Vittoria i rossoblu da oltre sei anni: insomma, il grifone stava diventando per il Bari un'autentica bestia nera. La partita, nei programmi della società, si sarebbe dovuta giocare al nuovissimo Stadio San Nicola e ne avrebbe rappresentato l'inaugurazione. E invece, per una serie di attriti ed incomprensioni tra il sodalizio barese e il Comune di Bari, il permesso sarà negato e l'accesso alla società concesso solo dal successivo 3 giugno. E così, Bari-Genoa di Mitropa Cup sarà ricordata anche per essere stata l'ultima partita ufficiale giocata allo Stadio della Vittoria.
La Finale
In città si vive il clima delle grandi occasioni. Ad amplificarne l'effetto, la diretta TV su Rai Tre (telecronista un giovanissimo Gianni Cerqueti), prima assoluta della lunga storia del Bari. Il pubblico non è quello delle grandi occasioni, complice proprio il grande evento televisivo. Ad ogni modo, tutta Bari spinge i biancorossi verso l'obiettivo. E la squadra sembra sentirne l'effetto. La squadra di Salvemini e quella di Scoglio, sono formazioni con un gioco consolidato. In particolare, il credo del Professore si basa sul concetto di squadra corta e difesa alta: in questo, Scoglio è stato certamente un innovatore. Oggi però, il Bari ha un appuntamento col destino, la cui chiave starà proprio nell'atteggiamento genoano. La gara sembra poter ricalcare quella alla quale i tifosi delle due squadre erano soliti assistere, nell'ultimo periodo, con le fitte trame di passaggi e gli affondi improvvisi. Siamo ancora nelle battute iniziali e i galletti si trovano a sciorinare a centrocampo: toccano la palla i vari Urbano, Terracenere, Gerson, Scarafoni e ancora Terracenere. La difesa rossoblu si alza fino a quasi la linea mediana ma, per una volta, l'allineamento della difesa, guidata da capitan Signorini e con, nelle sue fila, il barese Nicola Caricola, non è perfetto. Terracenere "vede" il capitano di serata, Carlo Perrone, libero in un buco a destra. Il lancio è perfetto, la corsa dell'ala destra irresistibile. A centro area lo accompagna Joao Paulo, mentre i difensori genoani provano a scavezzacollarsi all'indietro, inseguendo vanamente gli avversari. In quel momento però, Perrone non vede altro: troppo impegnato è nel correre, nello studiare il portiere Braglia, che appena l'ala ha varcato l'area di rigore, gli si fa incontro alla disperata. A Perrone, di passar la palla a Joao Paulo, libero davanti alla porta sguarnita, non gli passa dalla testa nemmeno per un secondo: cerca la coordinazione giusta e calcia morbidamente il pallone da sotto, scavalcando l'impotente numero uno con un sublime pallonetto. Non si è ancora completato il quindicesimo giro di lancette, ma la partita è già finita. L'equilibrio, che aveva contraddistinto le due squadre nelle quattro sfide precedenti, torna a regnare sovrano. Ci proveranno, i genoani, nonostante la stanchezza per le fatiche dell'interminabile stagione. Ci proveranno con Fontolan, soprattutto, ma anche con l'ex Caricola, sempre un pericolo sulle palle inattive. La retroguardia barese non correrà mai seri pericoli. Anzi, sarà il Bari a mangiarsi le mani, per non essere riuscito a chiudere la gara col secondo gol. Come quando lo stesso Perrone pizzicherà la traversa, o quando, in maniera clamorosa, Scarafoni si mangerà l'assist al bacio di Gerson, sparandolo alle stelle. Il secondo tempo, per quanto possibile, sarà anche più noioso del primo. Il Genoa attaccherà senza mai affondare a testa bassa (non era nelle corde del loro allenatore), il Bari resterà tranquillo ad attendere e rintuzzare. Col passare dei minuti, si infittirà la rete di passaggi dei difensori baresi, in una lunga e sfiancante melina, in attesa del triplice fischio dell'arbitro, lo jugoslavo Branko Bujic. Che arriverà dopo due, interminabili minuti di recupero.
Europa: da realtà ad utopia
Il Bari dunque può festeggiare: ha vinto la Mitropa Cup. Finalmente, la "Stella del Sud" può scrivere il suo nome nell'Albo d'Oro di una competizione internazionale. Carlo Perrone, simbolo di questa storica giornata, in qualità di capitano alza la coppa, sotto lo sguardo di un presidente Vincenzo Matarrese visibilmente soddisfatto. Lo stesso Vincenzo Matarrese che, negli anni a seguire, negherà la gioia di trasferte europee ai tifosi baresi, rinunciando in un paio di occasioni a partecipare alla Coppa Inertoto, anticamera propedeutica che permetteva l'accesso alla fase finale della Coppa UEFA. Il tutto, trincerandosi dietro lo slogan "Entreremo in Europa dalla porta principale", che diventerà, più che uno slogan, una didascalia da meme. Quella porta non si aprirà mai, complici scelte di mercato molto discutibili. Per i supporters baresi, successivamente, si spalancheranno invece solo botole di fallimenti, che li inghiottiranno nel buco nero della disperazione, insieme alla Mitropa Cup, nel frattempo finita a dar lustro della bacheca di chissà chi, nei convulsi anni fallimentari dei Matarrese prima e di Giancaspro poi.

21/05/1990, Bari-Genoa 2-0 - Carlo Perrone, lanciato magistralmente da Angelo Terracenere, supera il portiere genoano Braglia con un tocco morbido. E' il 14' e sarà il gol-partita.
IL TABELLINO DELLA GARA
Bari, 21 maggio 1990, Stadio Della Vittoria
BARI - GENOA 1-0 (14' Perrone)
BARI: Mannini, Ceramicola, Carbone (88' Amoruso), Terracenere (67' Lupo), Righetti, Brambati, Perrone, Urbano, Joao Paolo, Gerson, Scarafoni (61' Monelli) - All.: Gaetano Salvemini.
GENOA: Braglia, Ferroni, Caricola, Ruotolo, Collovati, Signorini, Eranio (87' Covelli), Florin, Fontolan, Urban, Rotella - All. Franco Scoglio (in panchina il vice Gennari). ARBITRO: Branko Bujic (Y) SPETTATORI: 3.600 circa.
Comments