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AMARCORD - SODA, L'EROE DI UN GIORNO CHE AFFONDO' LA JUVE

  • Immagine del redattore: Mauro Solazzo
    Mauro Solazzo
  • 7 mag 2020
  • Tempo di lettura: 6 min

25 novembre 1990: al San Nicola arriva la Juventus di Maifredi in corsa per il titolo. Al Bari manca tutto l'attacco e non solo. Per fortuna, però, c'è Pietro Maiellaro...

25/11/1990, Bari-Juventus 2-0 - Antonio Soda (in basso a dx) ha appena scoccato il tiro del gol del vantaggio. E' anche il suo primo gol in Serie A.

Stagione 1990/91. Il Bari è chiamato a ripetere il buon campionato precedente quando, da neo-promosso, aveva ottenuto un tranquillo decimo posto (31 punti in 34 giornate; era ancora l'era dei due punti a vittoria). E' questo il Bari dei Joao Paulo, dei Gerson e dei Di Gennaro. Ma anche e soprattutto, il Bari di Pietro Gerardo Maiellaro, lo "zar di Puglia". La Juventus, ancora imbattuta, è forte e chiamata, come sempre, a vincere il campionato. In panchina, per i bianconeri, c'è il bolognese Gigi Maifredi: un innovatore nelle metodologie, che la Juve ha scelto come contraltare ad Arrigo Sacchi ed al suo Milan. Di contro, il Bari (ancora guidato dal molfettese Gaetano Salvemini) persa gente come Perrone, Monelli e Scarafoni, si era rinforzato grazie agli innesti di Cucchi, Colombo (reduce dai successi col Milan), Deruggero e, soprattutto, del giovane attaccante rumeno Florin Raducioiu, ventenne salito alla ribalta mondiale grazie alla vetrina di "Italia '90" e battezzato in patria "il Van Basten dell'Est", per le sue movenze che lo facevano accostare all'affermato "cigno di Utrecht".

"L'esercito dei tifosi juventini organizzava la marcia su Bari, ritenuta una tappa facile facile per una sicura vittoria della Vecchia Signora che la domenica precedente aveva battuto 5-0 la Roma con la tripletta di Schillaci servito da un grande Haessler". (Gianni Antonucci, "Bari 90 Anni")

Pronostico a senso unico

La Juventus, per il Bari, ha sempre rappresentato una montagna troppo grande da scalare. L'asperità, in questa occasione, è resa ancor più impervia dalla falcidia con la quale i biancorossi sono costretti ad affrontarla. La gara di sette giorni prima, quella di Bologna, ha lasciato in eredità il pesante fardello di 3 gol al passivo e di ben quattro squalifiche: Loseto, Cucchi (quest'ultimo per espulsione), Raducioiu e Joao Paulo. Praticamente, il Bari è chiamato ad affrontare la corazzata bianconera senza l'attacco, il perno di centrocampo e il leader del pacchetto difensivo. Anche la Juve ha qualche defezione (il difensore Julio Cesar e l'ala Di Canio, anche loro appiedati dal giudice sportivo), ma è sufficiente dare un'occhiata alle formazioni, per percepire l'enorme sperequazione in campo, a netto vantaggio dei bianconeri. Riproponiamo qui il tabellino della gara:

BARI: Biato, Brambati, Carrera, Terracenere, Maccoppi, Gerson, Laureri (32' Colombo), Di Gennaro, Soda, Maiellaro, Lupo (90' Di Cara).

JUVENTUS: Tacconi, Luppi, Bonetti D., Corini (68' Galia), De Marchi, De Agostini, Haessler, Marocchi, Schillaci, Baggio R., Fortunato (46' Alessio).


Primo tempo perfetto

E così, al Bari "operaio" messo in campo da Salvemini, non restano che le geometrie di Antonio Di Gennaro, veterano di tante battaglie di Serie A, e l'estro geniale di Pietro Maiellaro. In attacco, praticamente all'esordio assoluto, l'unica punta Antonio Soda, catanzarese che ancora non sa che quella resterà, per sempre, la sua partita della vita. Era arrivato poco meno di un mese prima, nel mercato di riparazione di novembre, insieme al portiere Angelo Biato prelevato dalla Triestina (in vece di un incerto Drago di inizio stagione).

La partita appare subito bloccata per la Juventus, con Brambati e Terracenere a francobollare con marcature asfissianti i fantasisti Haessler e Baggio. Dall'altra parte, la Juve lascia Maiellaro libero di svariare e di inventare: un peccato di presunzione che gli costerà caro. Già al nono minuto, il numero dieci si mostra letale: lancio geniale sul centro-destra offensivo, dove corre Antonio Soda; l'attaccante, appena dentro l'area di rigore, colpisce una prima volta su Tacconi uscito alla disperata, poi è fortunato sul rimpallo quanto bravo a trovare il varco tra il palo e Luppi, piazzatosi sulla linea di porta. E' il gol dell'1-0 e i 55.000 sugli spalti trasformano il San Nicola in una bolgia. La Juve sembra aver subìto l'improvviso quanto inatteso colpo, tuttavia prova ad imbastire la reazione. Ma se da una parte le marcature biancorosse diventano sempre più strette, dall'altra i galletti si appoggiano costantemente ad un Maiellaro ispirato, capace di calamitare su di sé le attenzioni di più di un avversario (spesso mandati fuori giri), guadagnando punizioni e minuti preziosi. Per vedere la prima conclusione juventina degna di nota si dovrà attendere fino a quasi la mezz'ora (tiro di Haessler da fuori, Biato è attento a deviare in angolo). Ma prima che i bianconeri se ne possano rendere conto, il Bari ha già raddoppiato. E' il 31' e la difesa barese mette la palla in cassaforte, servendola a Maiellaro; il fantasista nativo di Candela affonda a sinistra, quasi danzando sul pallone, e vede il taglio a centro area del generoso Soda: De Marchi, in un tentativo disperato di anticipare la punta, in scivolata deposita alle spalle di uno sconsolato Tacconi. Il risultato per la Juve, all'intervallo, sarebbe potuto essere anche più scioccante, se il morbido pallonetto di Terracenere, stampatosi sul palo destro di un immobile Tacconi, fosse invece terminato in rete.

Qua dobbiamo andar dentro gli spogliatoi e guardarci un po' in faccia perché giocando così non andiamo molto oltre...abbiamo consentito di giocare troppo all'altra squadra”. (Stefano Tacconi a bordocampo all'intervallo, intervista a cura di Rai Sport)

Ripresa in controllo

Nella seconda frazione, la Juventus appare più determinata e presente a sé stessa. Gli uomini di Maifredi aggrediscono subito i padroni di casa, alzando ulteriormente la linea di difesa e del pressing. Il Bari non è più quello del primo tempo, nel corso del quale ha speso notevoli energie fisiche e mentali. Nella testa di molti tifosi sugli spalti (e dei tanti attaccati alle radioline, perché rimasti senza biglietto, costretti a vivere la gara attraverso la radiocronaca di Michele Salomone) si cominciano a manifestare terribili fantasmi di ipotetiche rimonte. Del resto l'avversario è di assoluto spessore e, in questi casi, basta un gol per cambiare radicalmente le sorti della gara.

Tuttavia, la "linea Maginot" allestita da Carrera, Brambati, Maccoppi e Terracenere, sembra poter tenere. A cavallo della metà della ripresa, i brividi sulle schiene dei supporters baresi si moltiplicano. Prima una violenta conclusione del mancino De Agostini, respinta in corner da Biato. Successivamente, il prestante portiere si supera, neutralizzando una punizione all'incrocio di Roberto Baggio (esattamente come aveva fatto quindici giorni prima, disinnescando Diego Armando Maradona, nella gara del suo esordio in biancorosso). Fino alla splendida percussione di Marocchi, tutta in triangolazioni, che lo porta alla conclusione rasoterra a botta praticamente sicura: Biato questa volta è battuto, ma probabilmente lassù qualcuno ha deciso che "oggi no, oggi è la giornata del Bari", perché la palla termina al lato lambendo di un nulla il palo destro della porta barese. Dopo questa occasione, la Juventus si spegne progressivamente. Il Bari, man mano che il novantesimo si avvicina, prende sempre più consapevolezza del risultato che sta maturando: riacquista sicurezza, ritrova giocate di rimessa in scioltezza e sfiora anche il 3-0: Maiellaro, sempre lui, prova a scrivere di diritto il suo nome nella partita. Servirà un grande intervento di Tacconi, a negargli questa gioia.


Festa sugli spalti

Poco male: "il nemico è scappato, è vinto, è battuto" (Francesco De Gregori, da "Generale"). Gli juventini, sconsolati, al fischio finale imboccheranno a testa bassa le scale per gli spogliatoi. Maiellaro e Soda, gli eroi di giornata, si concederanno al plauso della folla festante, al pari degli altri gladiatori di giornata. Sarà la prima sconfitta per la Juventus di Maifredi, il primo campanello di allarme di una stagione che la vedrà concludere solo al settimo posto, nell'anno della sorprendente Sampdoria dei gemelli Vialli e Mancini, per la prima volta campione d'Italia.

"...il Bari, comunque, manteneva il vantaggio e per la quinta volta in 60 anni riusciva a battere la Juve che non superava sul terreno barese dal lontano 3 aprile 1949". (Gianni Antonucci, "Bari 90 Anni")

Il Bari, invece, come da tradizione, concluderà in calando la stagione, terminandola al tredicesimo posto, senza però restare mai coinvolta nelle sabbie mobili della lotta salvezza. Per un giorno, però, il sodalizio biancorosso era riuscita a svestire i panni di eterna provinciale e a indossare l'abito buono della grande squadra, regalando così ai propri sostenitori (sempre a corto di soddisfazioni) una giornata memorabile.


25/11/1990, Bari-Juventus 2-0 - E' il 31' minuto e De Marchi (coperto da palo e avversario), nel tentativo di anticipare Soda, beffa il portiere Tacconi: è il gol del definitivo 2-0.


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