BIAGIO CATALANO: UNA VITA PER IL BARI TRA CAMPO E PANCHINA
- Mauro Solazzo
- 14 mag 2020
- Tempo di lettura: 6 min
La stampa francese lo definì "Il Sivori del Sud". E' il quinto cannoniere all-time con 50 gol segnati. Quarant'anni di legame con i colori biancorossi fanno di lui una bandiera.

Biagio Catalano, "il Sivori del Sud", con Pietro Magni (1962). Da interno di centrocampo, è stato in grado comunque di segnare ben 50 reti con la maglia del Bari.
Quando lui nasceva, il "mito" Faiele Costantino smetteva di giocare. E forse per questo, Catalano rappresenta la continuità in termini di tradizione calcistica barese. BIAGIO CATALANO è stato un interno di centrocampo, per la sua epoca, moderno. Era bravo con entrambi i piedi, dinamico, grintoso ed aveva una certa dimestichezza con il gol. La sua onorevolissima carriera, probabilmente, avrebbe potuto prendere una piega diversa, senza quel maledetto infortunio al ginocchio del 1964. Catalano concluderà l'esperienza di calciatore a Bari, dopo 190 partite e 50 gol, che lo collocano al quinto posto assoluto tra i cannonieri del Bari (davanti a lui solo Bretti, Costantino, Voros e Spinesi). La sua storia non si esaurirà, però, con la parentesi da calciatore, tant'è che, tra campo e panchina, si può dire che abbia legato la sua vita al Bari per quarant'anni, diventandone una autentica bandiera.
"Biagio Catalano è stato un idolo della Puglia calcistica dagli anni Cinquanta in poi. Nato a Bari il 2 dicembre 1938 nel quartiere Libertà, si legò giovanissimo ai biancorossi. Tutta la consueta trafila nel vivaio e poi, nel campionato cadetto 1956-57, il debutto in prima squadra. Centrocampista centrale di manovra, alto 1 metro e 75 per 66 chilogrammi (come recitava l’album Panini), sa costruire il gioco con qualità." (Guerin Sportivo - Leggende di Provincia)
Dai "Pulcini" alla prima squadra
Catalano, barese del Libertà, muove i primi passi di calciatore sul campetto dell'Istituto Redentore. Appartenente ad una famiglia di calciatori (il fratello ha giocato da stopper), già in tenera età entra a far parte dei Pulcini del Bari. Il percorso della lunga trafila nelle giovanili biancorossi, trova giusto compimento con l'esordio in prima squadra. E' il 17 marzo 1957 e Catalano (che ha 18 anni e tre mesi) grazie al coraggio e all'intuito dell'allenatore Federico Allasio, fa la sua comparsa sul palcoscenico nazionale in un Monza-Bari di Serie B, terminato per 1-0 a favore dei galletti. In questa prima stagione, Catalano giocherà cinque partite consecutive (Monza-Bari 0-1, Bari-Catania 1-0, Parma-Bari 0-0, Bari-Novara 2-2 e Como-Bari 2-0).
Esordio e primi gol in Serie A
Il campionato successivo (1957/58) è quello del trionfale ritorno in Serie A. E' però anche un anno avaro di soddisfazioni personali per il giovane Catalano, chiuso inesorabilmente dalla famosa mediana di ferro, Cappa-Seghedoni-Mazzoni, e dal talento di Eros Baccalini. Catalano sarà aggregato sin dal ritiro alla prima squadra, ma lo stesso Allasio che lo aveva lanciato solo pochi mesi prima, lo farà giocare in una sola occasione.
Andrà decisamente meglio nel campionato di Serie A 1958/59. Con l'infortunio dell'argentino Raul Conti, il tecnico Tabanelli decide di puntare su un Biagio Catalano appena ventenne: l'esordio è targato 11 gennaio 1959 e la partita è Bari-Inter, terminata per 2-1 a favore dei nerazzurri. Passano solo altri sette giorni e Catalano segna il suo primo gol in Serie A: è il 18 gennaio 1959, la gara è Napoli-Bari 1-2 e Catalano è l'autore del secondo gol barese, quello decisivo, al 40' del primo tempo. Da quel momento, Catalano riesce ad imporsi, grazie alla sua tenacia, alla sua tecnica e al suo dinamismo. Saranno alla fine venti le presenze e tre i gol, in questa prima stagione in Serie A.

Biagio Catalano, nel giorno dell'esordio in Serie A: è l'11 gennaio 1959 (Bari-Inter 1-2) ed ha appena compiuto vent'anni (archivio Antonucci)
Profeta in Patria
Il campionato 1959/60 sarà più turbolento per il Bari: a febbraio sarà esonerato Tabanelli e richiamato Capocasale. Il cambio in panchina si rivelerà determinante, ma anche le prestazioni di Catalano, da marzo in poi, avranno la loro valenza: la stagione si concluderà per il Bari con la salvezza e per lui con 23 gettoni di presenza e 2 reti. Il primo, in Bari-Milan 3-0 del 10 aprile 1960 (Catalano sigla il terzo gol all'85); il secondo, in Bari-Fiorentina 1-0 del 29 maggio 1960 (la sua è la marcatura decisiva, al 39' del primo tempo). Decisamente sfortunata fu la stagione 1960/61, che segnerà la retrocessione del Bari in Serie B (dopo gli spareggi con Lecco e Udinese). Si rivelerà determinante il clima poco sereno di fine stagione, in casa biancorossa, per via dello scoppio del "caso Tagnin", col difensore coinvolto in un presunto caso di illecito sportivo. Catalano darà comunque il suo contributo, giocando 33 partite, segnando 7 reti e risultando addirittura il calciatore più prolifico della squadra. Oramai il talento del prodotto del vivaio barese è consolidato, al punto da aver sfatato il mito del "nemo propheta in patria".
Inatteso bomber
Le sue doti di cannoniere si confermeranno nelle due stagioni successive. Nel campionato 1961/62, Catalano chiuderà a quota 13 reti, davanti al "piccolo Doge" Bruno Cicogna, e sarà nuovamente capocannoniere del Bari. I galletti non centreranno comunque la promozione, complici i sei punti di penalizzazione da scontare in stagione, per la vicenda Tagnin dell'anno precedente. Ancora meglio sarà in grado di fare nel campionato 1962/63: con 17 reti (un record per un centrocampista), sarà il grande trascinatore del Bari verso la promozione, che i biancorossi otterranno grazie al secondo posto (in condominio con la Lazio) alle spalle del Messina.
"La grande «vedette» della squadra italiana è il mezzodestro Catalano. Un giocatore di classe, che appartiene al FBC Bari, e che è in effetti il Sivori del sud. Il gioco del Catalano ricorda quello del grandissimo calciatore juventino. Catalano non solo è forte a centro campo, bensì anche nel settore avanzato dell'attacco. Ha un tiro abbastanza potente, un controllo di palla ottimo e sa servire gli avanti con precisione." (da "L'équipe", 1963)
Il crack al ginocchio
Il Bari, dunque, è nuovamente in Serie A, e molto deve al "barese" Biagio Catalano. E' il Bari dell'allenatore Piero Magni, soprattutto è già il Bari del presidente Angelo De Palo, il "ginecologo volante". La vera stella di quel Bari di Serie A, sarebbe dovuto essere proprio lui. Anche perché, i tanto strombazzati "oriundi", Siciliano e Fernando, accolti nel capoluogo in pompa magna, si riveleranno degli autentici "bidoni". Oramai Catalano è un giocatore affermato, addirittura definito "il Sivori del sud" dall'eminente quotidiano francese L' Èquipe. La Juve, già proprietaria del cartellino dell'originale, cerca di accaparrarsi anche il suo clone: offre al Bari 200 milioni, che De Palo respinge al mittente. Nonostante tutto, il Bari tracolla e ritorna dopo una sola stagione in Serie B. Con in più, la macchia del grave infortunio a Catalano, in Bari-Genoa del 3 maggio 1964, in un duro scontro di gioco col portiere del Genoa Da Pozzo, rimasto impunito, al punto da scatenare un'invasione di campo (con conseguente sconfitta a tavolino e squalifica del campo).
Calvario e ritiro
Si apre, per Catalano, un lungo calvario, alla conclusione del quale non tornerà più, comunque, ad essere quello di prima. In estate va a curare ad Abano con i fanghi il versamento. Frattanto il Bari lo cede al Genoa per 85 milioni. Ma le visite mediche danno esito negativo e il trasferimento viene annullato. Torna al Bari e, dopo aver giocato la prima volta a Venezia (4 ottobre 1964) il ginocchio si gonfia nuovamente. Sette giorni dopo, in casa contro il Parma, accusa una nuova distorsione dopo uno scontro di gioco: il ginocchio gli viene ingessato. Torna nuovamente per la gara col Trani il 6 dicembre 1964: dopo quella gara, il ginocchio si gonfia nuovamente e inesorabilmente. Finalmente nel maggio 1965 viene operato dal prof. De Marchi. Si riprende, ma intanto il Bari è sprofondato in Serie C: dopo tre apparizioni in terza serie, viene ceduto alla Sampdoria, poi al Mantova, dove disputa altri due campionati di Serie A. Dopo aver giocato a Padova in Serie B, torna in Puglia, a Martina Franca, ricoprendo il ruolo di calciatore-allenatore: per Catalano si apre un nuovo capitolo della sua carriera.
Allenatore in seconda
Nel 1979, con l'avvento sulla panchina del Bari di Antonio "Mimmo" Renna, viene nominato allenatore in seconda della formazione biancorossa. Catalano ha, nel frattempo, accumulato una dozzina di anni di di esperienza da allenatore, spesi sui campi minori del centro-sud. Fino al 2000, ricopre quel ruolo, senza mai essere promosso allenatore. Tuttavia, nelle sparute occasioni in cui ha dovuto guidare la prima squadra per indisponibilità dell'allenatore, si è rivelato un autentico amuleto: con lui in panchina, il Bari non ha mai perso.
Ha continuato, dopo, a seguire le sorti del suo Bari, soffrendo da tifoso, come aveva fatto in campo e in panchina. Fino al 27 agosto 2015, quando un male incurabile lo ha portato via, all'età di settantasette anni.
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