JOÃO PAULO, IL TALENTO "SPEZZATO"
- Mauro Solazzo
- 19 mag 2020
- Tempo di lettura: 7 min
Un intervento del difensore Lanna della Sampdoria, gli spezzò gamba e ascesa verso una carriera di alto livello. A cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta rappresentò la risposta barese a Diego Armando Maradona.

Sergio Luis Donizetti, alias João Paulo, in azione in Juventus-Bari 1-0 del 24/09/1989. Per lui 29 gol complessivi con la maglia del Bari: 19 in Serie A, 6 in Serie B, 3 in Coppa Italia e 1 in Mitropa Cup.
"Sai chi è quel giocatore che assomiglia al magico Pelè?". Questo slogan, coniato dai tifosi baresi appena ammirarono i suoi primi dribbling in biancorosso, divenne ben presto un cavallo di battaglia. Sergio Luis Donizetti, al secolo JOÃO PAULO, arrivò a Bari da semisconosciuto ed andò via da semidio. Il "bomber di Campinas", classe 1964, è stato un attaccante rapido, a tratti irresistibile, la classica punta funambolica dal baricentro basso; 171 centimetri per 68 chilogrammi di esplosività, con in più l'arma di un sinistro tagliente, preciso e velenoso.
Il suo approdo al calcio professionistico è legato alla maglia del Guaranì, squadra della sua città natale, che raggiunge i massimi livelli nazionali proprio in quel periodo. I biancoverdi comprendono subito il suo talento e l'allenatore Carlos Alberto Silva lo lancia nel calcio professionistico a soli 19 anni. In poco tempo, João saprà ritagliarsi uno spazio importante nel club, facendo coppia in attacco con Evair, che lo precederà solo di un anno in Italia, approdando all'Atalanta.
"Pur essendo formalmente una seconda punta, João Paulo svaria per tutto il fronte offensivo, abbassando la sua posizione per cercare il pallone, spostandosi da destra a sinistra con continuità e cercando la giocata in modo naturale senza però ossessione della stessa. La facilità di calcio con il piede sinistro appare da subito il suo marchio di fabbrica e le traiettorie che riesce ad imprimere al pallone ne fanno uno specialista dei calci da fermo. La nostrana conclusione a "foglia morta" rientra nel suo personale repertorio, così come arcuate conclusioni scagliate anche da posizioni molto decentrate." (tratto da "ALLA FACCIA DEL CALCIO: storie di personaggi e di squadre del calcio come piace a noi", 13/06/2018)
Subito beniamino
Il direttore sportivo Enrico Alberti lo scova in Brasile, già venticinquenne: con il suo bottino di 78 partite e 16 reti, oltre alla partecipazione alla Seleçao Olimpica di Seul 1988, viene ritenuto pronto ad affrontare il salto nel calcio europeo. João Paulo lascia così lo stato di San Paulo e si cala nella realtà della Puglia. L'impatto col sole delle nostre parti sarà un toccasana, l'ambientamento incredibilmente veloce. Con lui, giungono a Bari anche i giovani Gerson Caçapa, brasiliano del Palmeiras, e Nestor Gabriel Lorenzo, dell'Argentinos Junior. L'esordio in maglia biancorossa è datato 27 agosto 1989, prima giornata di campionato, in Bari-Fiorentina 1-1. Per il primo gol, bisognerà attendere il 17 settembre 1989: la partita è Bari-Roma, terminata 2-1 per i giallorossi, e João timbrerà al 7' con una perfetta punizione nel sette che lascerà immobile il portiere Cervone. Il brasiliano si procurerà anche il rigore del possibile 2-0, che un Pietro Maiellaro non in giornata sciuperà, calciando sul portiere. La prima doppietta il 1° ottobre successivo, in Bari-Ascoli 2-2.
Ben presto, lo Stadio della Vittoria diventa il suo palcoscenico e Maiellaro, genio e sregolatezza, la sua spalla ideale. I due, sia pur di estrazione linguistica diversa, calcisticamente parlano la stessa lingua: João è sereno, gioca e si diverte e il Bari, facendo affidamento sulle sue giocate, veleggia verso una tranquilla salvezza. Calzettoni spesso abbassati alla Sivori, il suo dribbling e la sua corsa conquisteranno in breve anche la stampa nazionale. In tutto, nella sua prima stagione in biancorosso, realizza sei reti in trentatré gare di campionato, malgrado spesso schierato da trequartista esterno, in appoggio alla punta di turno (Monelli o Scarafoni). Ma sono soprattutto le sue accelerazioni irresistibili e i suoi assist, a ergerlo quale beniaminodei tifosi. A suggellare la stagione, la conquista della Mitropa Cup 1990: João sarà tra i protagonisti, segnando anche un gol nella gara di apertura contro il Pécsi.
Consacrazione
Le buone prestazioni in campionato, però, non gli varranno la convocazione nella "Seleçao brasileira" per la kermesse mondiale di Italia '90. Il cittì Sebastião Lazaroni gli preferirà gente come Muller e Renato Portaluppi (!) e la spedizione si concluderà in maniera fallimentare.
Il mancato appuntamento col Mundial rafforza maggiormente João, che si presenta ai nastri di partenza della stagione 1990/91 determinato e tirato a lucido. Il Bari, nel frattempo, ha traslocato nel nuovo Stadio San Nicola, mentre il nuovo partner d'attacco per João è il ventenne rumeno Florin Raducioiu, che giunge a Bari (dopo un buon mondiale in maglia rumena) con l'ingombrante appellativo di "Van Basten dell'Est". Raducioiu però, a differenza di quanto fatto dal bomber di Campinas dodici mesi prima, farà una fatica del diavolo ad adattarsi alle asfissianti marcature dei difensori italiani. Anche il Bari farà fatica e rischierà di essere risucchiato nelle sabbie mobili della zona retrocessione. João, dopo un buon inizio, attraverserà un inverno difficile, ma in primavera, con i primi caldi, ritroverà gol e giocate. Come a Pasqua, quando stende quasi da solo il barcollante Bologna, con un assist al bacio per Maiellaro ed una doppietta; o quando, alla penultima di campionato, affossa il Milan di Arrigo Sacchi con un'altra doppietta, prendendosi anche il lusso di far sedere a terra il portiere Sebastiano Rossi e far passare il pallone tra le gambe di Costacurta, in occasione del gol vittoria. Con questo successo, il Bari otterrà l'aritmetica salvezza e João Paulo verrà definitivamente consacrato agli onori della cronaca. La stagione, la più prolifica dell'attaccante, si chiude con 14 gol all'attivo (dodici in campionato e due, entrambe all'Atalanta, in Coppa Italia).

Joao Paulo con la maglia del Bari 1991/92 (archivio Antonucci)
La Coppa America e le "sirene" interiste
Oramai João Paulo è considerato un giocatore affermato. Di più: uno in grado di risolvere da solo le partite. Questo dice di lui il suo allenatore, Gaetano Salvemini, questa è oramai l'opinione diffusa nell'ambiente calcistico italiano. Sin dalla primavera del torneo di Serie A 1990/91, egli viene accostato all'Inter e, man mano che la stagione volge al termine, le sirene diventano sempre più rumorose. In città, serpeggia un sentimento misto tra malumore e angoscia. Il Bari, già da prima di Pasqua, aveva formalmente ceduto Maiellaro alla Fiorentina: possibile che, in un sol colpo, i tifosi sarebbero stati privati dei due giocatori che, negli ultimi due anni, avevano fatto strabuzzare i loro occhi? Vere o aleatorie che fossero state le voci, l'affare, con buona pace dei tifosi baresi, non andrà mai in porto: lo Stadio San Nicola non sarebbe stato privato delle gesta di quello che, nell'immaginario della città levantina, era diventata la risposta barese al "napoletano" Diego Armando Maradona. Nel frattempo, João Paulo si è ritagliato uno spazio importante anche nella nuova Seleçao impegnata in Coppa America, guidata da Paulo Roberto Falcao. João gioca e segna due reti (la prima, in Brasile - Uruguay 1-1 dell'11 luglio; la seconda, in Argentina - Brasile 3-2 del 17 luglio), che resteranno le uniche in maglia verde-oro.
"João Paulo? Devo dire che era uno “Stronzo”, amichevolmente lo dico, perché se avesse usato i parastinchi forse quel p… che lo fermò con quel fallo, non gli avrebbe interrotto la carriera. João Paulo o meglio Sergio Luis Donizetti è stato uno dei più grandi, faceva parte della Nazionale brasiliana ed amava il calcio, e come tale doveva sentirsi libero di giocare, ma non metteva mai i parastinchi ed ogni partita essendo uno dei più forti, prendeva un’enorme quantità di calci." (intervista a Pietro Maiellaro a "Il Quotidiano di Bari", 21/06/2019)
Lanna il "macellaio"
L'amarezza per la cessione di Maiellaro viene mitigata dall'acquisto di David Platt, giocatore affermato in Inghilterra e grande protagonista di Italia '90. La società prende anche l'australiano Frank Farina, seguito dal Belgio dalla fama di goleador. Insomma, i tifosi baresi pensano finalmente di poter pensare in grande: "con Platt, Farina e João Paulo, chissà quante soddisfazioni potrà dare questo Bari", pensano. E invece, i sogni si spengono prestissimo. Per l'esattezza, al 9' minuto della terza giornata di campionato. E' il 15 settembre 1991, al San Nicola è di scena Bari-Sampdoria. Lo stadio, nonostante un violento nubifragio, è pieno per la sfida contro i Campioni d'Italia. Il Bari non è partito benissimo, in campionato: pari contro il Torino, alla prima; sconfitta (con alcuni facili gol sbagliati da Farina) in quel di Verona, alla seconda giornata. La Samp passa subito, con Gianluca Vialli in acrobazia. La reazione del Bari è riassumibile nello scatto rabbioso di João Paulo: Marco Lanna, difensore blucerchiato, è nettamente in ritardo sull'allungo del brasiliano, e decide deliberatamente di entrare a gamba tesa e alta: per João Paulo il responso sarà "frattura scomposta di tibia e perone sinistri", per Lanna, beffa delle beffe, nemmeno un cartellino giallo (l'arbitro era Carlo Sguizzato di Verona). Il campionato di João Paulo terminerà qui e, con lui, anche i sogni di gloria dei tifosi, col Bari mestamente retrocesso, anche a causa di scellerate scelte operate nel mercato di riparazione. Per tutta la Bari sportiva, da quel giorno e per sempre, Marco Lanna sarà "Lanna il macellaio".
Calvario, ritorno e commiato
Al suo ritorno, nella stagione 1992/93, il Bari è già stato retrocesso. Anzi, non assaggerà mai il campo nel corso delle diciotto giornate di campionato durante le quali, sulla panchina biancorossa, siede proprio quel Sebastião Lazaroni che gli aveva negato la partecipazione ad Italia '90. João Paulo torna a giocare, in quella Serie B, il 28 febbraio 1993, in Bari-Lucchese 3-2, subentrando a tre minuti dalla fine a Sandro Tovalieri. In panchina c'è ora Beppe Materazzi (subentrato a Lazaroni) che lo inserisce per gradi: mezz'ora a Terni, quindici minuti contro la SPAL. Segna il primo gol dopo il lunghissimo digiuno all'87' di Bari-Fidelis Andria 3-0, il 10 aprile 1993. Riesca a collezionare 10 presenze (sette da titolare) e due gol, prima di un nuovo infortunio, ma è evidente che non ha più la stessa abilità atletica. Andrà comunque meglio, nella stagione successiva, l'ultima in maglia biancorossa per João Paulo. Nel campionato 1993/94, ormai trentenne, si mette al servizio della coppia Protti-Tovalieri e, con un contributo di 31 presenze e 4 gol (l'ultimo datato 22 maggio 1994, al 58' di Bari-Pescara 3-3, su rigore), spinge il Bari alla riconquista della Serie A. Il bomber di Campinas ha portato a termine, almeno, questa missione: lasciare il Bari dove lo aveva trovato cinque anni prima. Se ne torna in patria, al Vasco da Gama, dopo 121 presenze e 29 gol, mai abbastanza rimpianto da tutti i tifosi biancorossi. Che lo riaccoglieranno sempre come un figlio esule, tutte le volte che egli vorrà tornare sulle rive dell'Adriatico.

15/09/1991, Bari-Sampdoria 1-1. Joao Paulo a terra, con la gamba spezzata, sotto lo sguardo turbato dei suoi compagni di squadra.(archivio Antonucci)
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